Biografia



L’infanzia e la prima giovinezza le passa a San Lorenzo (quartiere al quale sarà sempre legato). La sua è una famiglia di ferrovieri: il padre Antonio, conduttore di treni, amatissimo, gli porta al rientro dal lavoro, giornali, riviste e libri che lui, ragazzo, già insaziabile di letture e di sete di conoscere, divora e colleziona. Il padre lo porta in giro per la "città", per le chiese, a vedere le "rovine"(1), all’Acqua Acetosa, dove con pizza, prosciutto e fichi si dissetano alla sorgente. La madre Caterina Parca, intelligentissima, donna di carattere forte e aperto, gli fa studiare il violino, lo segue con affetto e trepidazione per tutta la sua vita. I genitori muoiono ancora giovani. Figura importante la mamma, un amico il papà. La mamma, le nonne... in cucina. L’amore per la cucina lo apprende in casa, vedendo con quanta cura preparavano da mangiare. Bambino piccolissimo frequenta il cinema accompagnato dalla nonna "splendidamente analfabeta" e lettore (per lei) di didascalie dei film ancora muti. Studia musica, suona il violino e nell’estate va alla Biblioteca di Santa Cecilia per copiare quei pezzi "per canto solo" che non poteva permettersi di comprare. Alle soglie della licenza di maturità ha la ventura di partecipare come comparsa al film di Carmine Gallone "Scipione l’Africano", nella "Battaglia di Zama" e per sua grande vergogna viene scelto come cartaginese. Entra nel 1938 al Ministero dei Trasporti dove rimarrà per 38 anni (Biblioteca)

Con la divisione Perugia nel dicembre 1941 viene inviato nell'ex Jugoslavia (partenza da Bari con il padre al molo). Durante un combattimento viene ferito alla fronte. Mario Alpi(2) lo "ricuce" alla meglio scolandosi in due una bottiglia di cognac. Ai suoi soldati fa sentire Bach suonando il violino, insegna la Via Lattea e legge poesie, oltre a comandarli e guidarli. Prima dell'8 settembre 1943 rientra in Italia e si trasferisce a Piazza Bologna; con il bombardamento di San Lorenzo ha la casa distrutta: alcuni libri recano le impronte delle ferite... il padre lo aiuta a raccoglierli, ne ha già tanti...

Conosce Duilio Cambellotti che gli dedica un disegno.
Inizia le prime collaborazioni: Voce Repubblicana. Ne ha parlato in giornali e libri: si trovava nei pressi di via Rasella quando ci fu l'episodio drammatico; andò a Porta Maggiore quando ebbe sentore che entravano gli alleati, e, inoltre San Lorenzo, Teresa Gullace.

Nel 1946 conosce Trilussa, ne diventa amico. Il poeta lo prega, al momento in cui gli consegna nel 1950 una copia della "Bibliografia dei sonetti romaneschi" del Belli, di fare un volume simile per lui. Mantiene la promessa nel 1957, purtroppo dopo che Trilussa è morto. Conosce Elma Criner, vedova di Ettore Petrolini. Subito dopo la guerra, con il figlio di Ettore, Oreste, vanno all'Antiquarium e - previa autorizzazione - prendono un capitello. Con un carrettino a mano portato da loro, si recano al Verano a sistemare la tomba che era stata colpita nel bombardamento del 1944, capitello romano che tutt'ora orna la tomba dell'attore.

Frequenta la "Cantina" di Anton Giulio Bragaglia e conosce, De Libero, Ungaretti, Bigiaretti.

Fa parte del "gruppo dei romanisti": Ceccarius, Pietro Scarpa, Armando Fefè, Antonio Baldini, Giggi Spaducci, Jandolo, Pancrazi, Dell'Arco ed altri ancora.

Nel 1945 conosce Silvio Negro, comincia una bella amicizia. Nasce la figlia Cecilia

Fine anni '50: subentra ad Anna Magnani in una casa di Mandela.

Nel 1959 conosce Luigi Pallottino(3) nella libreria antiquaria "Roma" di Ferdinando Gerra, in via di Propaganda.

Entra a far parte, nel 1960, della Giuria del Premio Tor Margana(4).

Nel 1963 si occupa della mostra sul Belli.

Nel 1964 gli viene conferito il Premio Giornalistico Internazionale "Città di Roma".

Nell'aprile del 1964 incontra Anna Zaralli, che diventa la sua compagna di vita.

Nel 1966 per il Giottone romano gli viene assegnato il Premio Daria Borghese.
A sua cura sono state fatte apporre e dettate lapidi per Petrolini (via Baccina) e Apollinaire (Piazza Mastai).

Nel 1973 cura la "Mostra di Disegni - Autografi - Cimeli" nel centenario dalla nascita (1971) di Trilussa, a Palazzo Braschi. Riceve il Premio Trilussa nel 1974 in Campidoglio.

Nel 1979 Premio Fregene per "Lazio rustico e sconosciuto"

Nel 1985 Premio Roma - Regione 1984 per gli articoli su Paese Sera. A seguito di questo riconoscimento tutti i premiati furono ricevuti dal Presidente Pertini. Livio, al solito, parlava... fino a che Pertini l'apostrofò: «Sta zitto, tu, ragazzaccio!...»

Nel 1989 Premio Giornalistico Internazionale "Città di Roma".

Nel 1990 Roma intima e sconosciuta.

Nel 1992 La cucina romana e del Lazio in fascicoli (fino al n. 33).